26 Aprile 2019

Amalassunta, l’anagramma e Baudelaire

Osvaldo Licini fornì poche spiegazioni sul tema dell’Amalassunta.

Nella lettera del 21 maggio 1950, ad esempio, l’artista scrisse a Giuseppe Marchiori che “Amalassunta è la Luna nostra bella, garantita d’argento per l’eternità, personificata in poche parole, amica di ogni cuore un poco stanco”.

Anni dopo, nell’intervista rilasciata a Tony P. Spiteris (1) in occasione della Biennale di Venezia del 1958, Licini disse di essere stato colpito – sin dall’infanzia – dal nome di “una certa principessa di Ravenna morta assai giovane” (“nella mia fantasia infantile accoppiai questa figura di sogno con la dea della notte che percorre il cielo torno torno…”): si trattava di Amalasunta (in questo caso con una lettera esse soltanto) che visse tra il 493 (o successivamente) e il 535 e che divenne regina degli Ostrogoti.

 

Da tempo, a proposito dell’Amalassunta di Licini, mi incuriosivano due elementi: l’espressione “personificata in poche parole” (contenuta nella citata lettera a Marchiori) e la misteriosa aggiunta di una lettera esse al vero nome del personaggio storico.

 

Se Amalassunta, come scrisse Licini, è personificata “in poche parole” (e non in una soltanto) mi sono chiesto quali potessero essere queste parole.

Ho quindi ipotizzato che dall’anagramma di “Amalassunta” potessero derivare, appunto, più termini di senso compiuto.

Effettivamente, anagrammando il nome di Amalassunta, ho potuto scoprire i seguenti gruppi di parole:

1) la Musa Santa;

2) Malus, Satana.

 

Ebbene, termini come Musa, Santa, Malus (Male), Satana appaiono particolarmente vicini al mondo poetico di Charles Baudelaire (2).

Licini, sin da giovane, fu particolarmente affascinato dall’opera del poeta francese; un fascino che l’artista continuò a sentire anche negli anni della maturità quando, ad esempio, realizzò dipinti come l’”Angelo ribelle su fondo giallo” (3) o il “Crepuscolo della sera” (4).

 

Baudelaire scrisse che “in ogni uomo ci sono, in ogni momento, due postulazioni simultanee, una verso Dio, l’altra verso Satana. L’invocazione a Dio, o spiritualità, è un desiderio di salire di grado; quella di Satana, o animalità, è una gioia di scendere” (5).

L’anagramma di Amalassunta, da cui derivano parole di significato così confliggente (il Bene insito ne “la Musa Santa” e il Male di “Malus, Satana”), è proprio rappresentativo, in fondo, di queste “due postulazioni simultanee” indicate dal poeta.

 

Ma Baudelaire scrisse anche che si può “estrarre la bellezza dal Male” (6): se allora si segue il procedimento inverso rispetto a quello seguito in precedenza e si effettua l’anagramma di “Malus, Satana”, si ottiene la parola Amalassunta (che è “la Luna nostra bella”); e, così facendo, è come se si estraesse la bellezza dal Male.

In un certo senso si può dire che Amalassunta sia “bella ma con frode”(7).

 

Penso che Licini, come già Baudelaire, credesse in una perenne pulsione dell’uomo verso il Bene e al tempo stesso verso il Male; e penso che anche Licini, come il poeta francese, credesse nella possibilità di estrarre la bellezza dal Male.

 

Si può quindi ipotizzare che l’aggiunta di una esse all’originario nome di Amalasunta (un’aggiunta che rende possibile questo duplice anagramma) sia stata voluta da Licini proprio per sottolineare, anche se in modo criptico, la sua vicinanza al poeta francese.

 

Spesso l’Amalassunta viene giustamente accostata alla Luna di Giacomo Leopardi, un poeta che Licini amò molto; credo, però, che per comprendere l’Amalassunta sia utile leggere anche Baudelaire.

 

Lorenzo Licini

 

 

1) Tony P. Spiteris Un grande artista è morto Il pittore del sogno Osvaldo Licini concede la sua ultima intervista al giornale Elefteria, Elefteria, 2 novembre 1958.

2) Nelle opere di Charles Baudelaire, come noto, sono ricorrenti i termini “Musa”, “Santa” (o “Santo”), “Male”, “Satana”. L’espressione “la Musa Santa” può ricordare le parole “la Musa e la Madonna” presenti in “Che dirai questa sera, anima mia”, una poesia di Baudelaire contenuta ne I fiori del male (Charles Baudelaire, I fiori del male I relitti Supplemento ai Fiori del male, a cura di Luigi de Nardis, Feltrinelli Editore Milano, 1973, pag. 77).

3) L’angelo raffigurato in questa opera di Licini ricorda un’immagine descritta da Baudelaire nella poesia Il ribelle: “Un Angelo furente giù dal cielo come un’aquila piomba” (Charles Baudelaire, I fiori del male I relitti Supplemento ai Fiori del Male, cit., pag. 341).

4) Il titolo scelto da Licini per questa opera è lo stesso di una poesia di Baudelaire (Crepuscolo della sera, Charles Baudelaire, I fiori del male I relitti Supplemento ai Fiori del Male, cit., pagg. 179 – 180).

5) Il mio cuore messo a nudo XI – 19 (Charles Baudelaire, Il mio cuore messo a nudo Razzi – Igiene – Titoli e spunti per romanzi e racconti, a cura di Diana Grange Fiori, Adelphi eBook, Milano, prima edizione digitale 2015).

6) Progetti di prefazioni e di epilogo I. Prefazione dei “Fiori” (Charles Baudelaire, I Fiori del Male e tutte le poesie I Fiori del Male, I relitti, Poesie diverse, Amœnitates belgicae, Frammenti, a cura di Massimo Colesanti, traduzione di Claudio Rendina, Newton Compton editori, Roma, prima edizione ebook gennaio 2011, pag. 680).

7) Licini, in uno scritto del 1937, affermò: “l’arte è per noi di natura misteriosa e non si definisce. Confessiamo pure che la bellezza sfuggirà sempre ai nostri calcoli. Ed è bene che sia così. Come tutte le cose della natura, enigmatica, menzognera, bella ma con frode. L’importante è che la menzogna sia geniale” (Osvaldo Licini, Natura di un discorso, scritto apparso sul Corriere Padano, Ferrara, 9 ottobre 1937).