29 Dicembre 2022

Licini, Pasolini e la pittura astratta

Rivolgendosi a un lettore sul settimanale “Vie nuove”, nel 1962, Pier Paolo Pasolini disse: “Anche i miei più fieri sperimentalismi non prescindono mai da un determinante amore per la grande tradizione italiana e europea […]  Mi lasci amare Masaccio e Bach, e detestare la musica sperimentale e la pittura astratta” (1).

Osservo che la musica e la pittura della grande tradizione italiana ed europea erano amate anche da Osvaldo Licini; questo non gli aveva impedito di diventare un astrattista, anzi.

Nel 1941 l’architetto Alberto Sartoris scrisse che “per quanto riguarda l’Europa, ed in modo particolare l’Italia, i principii iniziali dell’astrattismo si possono fare risalire, secondo il parere di Licini che condividiamo, ai musaicisti romani e bizantini: basti osservare attentamente, fra molte altre opere, le decorazioni interne della Basilica di S. Apollinare Nuovo e del Mausoleo di Galla Placidia in Ravenna”(2).

Forse Pasolini non avrebbe detestato la pittura astratta se l’avesse collegata alla  “grande tradizione” di quei mosaici.

Lorenzo Licini

 

(1) Pier Paolo Pasolini, Le belle bandiere, Prefazione di Andrea Bajani, Garzanti, Milano, prima edizione digitale: maggio 2021.

(2) Alberto Sartoris, Osvaldo Licini archipittore, in Origini, anno v, n. 5-6, marzo-aprile 1941, pag. 9.