29 Settembre 2020
La testa e il cuore
Nel 1974 fu pubblicato un singolare disegno (1) che Licini aveva realizzato negli anni Venti: raffigura un giovane la cui testa è sormontata da un cuore.
Credo che questa raffigurazione sia importante poiché anticipa un’idea che l’artista avrebbe sviluppato negli anni successivi.
Nel 1937 Licini scrisse: “siamo astrattisti e crediamo che niente di umano ci manchi. Però siamo accusati di essere dei cerebrali. Sicuro che siamo dei cerebrali. Si trovi un’arte che non sia fatta col cervello, con la testa. Con la testa e col cuore, obbiettano le anime delicate. Con la testa sola, ribattiamo noi. Se si ammette il cuore bisognerebbe ammettere anche il fegato, che non è un organo da buttar via”. E aggiunse: “siamo astrattisti per la legge psicologica di compensazione, cioè per reazione all’eccessivo naturalismo e materialismo del secolo decimonono” (2).
Dunque un’arte fatta con la testa e, al tempo stesso, spirituale (per reazione nei confronti dell’eccessivo materialismo).
Poco tempo prima, nel 1935, Licini aveva scritto che “… la geometria può diventare sentimento, poesia più interessante di quella espressa dalla faccia dell’uomo. Quadri che non rappresentano nulla, ma che a guardarli procurino un vero riposo per lo spirito” (3).
Sentimento, poesia, spiritualità sono elementi che caratterizzano l’astrattismo di Licini e che lo differenziano dalle talvolta fredde geometrie di altri astrattisti.
Tuttavia si tratta di elementi che sembrano attenere più al cuore che alla testa: quando Licini negava che la sua arte fosse fatta anche con il cuore evidentemente intendeva negare il sentimentalismo, ma non il sentimento.
Come diceva Blaise Pascal, d’altra parte, il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce.
La conoscenza non può derivare soltanto dalla testa, dalla ragione: deriva anche dal cuore.
La conoscenza che deriva dalla testa, dall’intelligenza richiede dimostrazioni, ha bisogno di tempo per essere raggiunta; quella che deriva dal cuore, dal sentimento, al contrario, è intuitiva e immediata.
Filippo Tommaso Marinetti, nel 1912, proclamò la superiorità della “divina intuizione” rispetto all’intelligenza (4).
Rudolf Steiner, più o meno nello stesso periodo, parlava della necessità di pensare col cuore, un pensare che associava alla figura dell’arcangelo Michele; il drago combattuto da Michele rappresentava, per Steiner, la scienza materialistica che aveva iniziato a dilagare nel secolo diciannovesimo (5).
Vincere il drago significava trasformare la scienza materialistica, fondata sul razionalismo, in scienza dello spirito.
Significava andare oltre la materia, cioè trascendersi.
Per far questo era però necessario il pensiero di Michele, occorreva cioè pensare non solo con l’intelligenza, ma anche con il cuore, con l’intuizione.
Recentemente ho espresso l’idea che Castello in aria (un dipinto astratto di Licini del 1932) (6) sia una rappresentazione dell’apocalittica lotta tra Michele e il drago e, quindi, della contrapposizione tra spirito e materia.
L’artista, nel 1937, disse del resto di essere astrattista “…per reazione all’eccessivo naturalismo e materialismo del secolo decimonono” (7).
Anche Licini, probabilmente, riteneva che, per vincere il drago, occorresse pensare con il cuore.
Il disegno degli anni Venti che raffigura un ragazzo con la testa sormontata da un cuore parrebbe proprio un’allusione a questo tipo di pensiero.
Riuscire a pensare con il cuore, in definitiva, significa vincere il materialismo; significa trascendersi tramite Sophia che, secondo alcuni, consente l’intuizione diretta del divino (8).
Lorenzo Licini
(1) Il disegno, riprodotto anche tra i documenti di questo sito, fu pubblicato in Osvaldo Licini, Errante, erotico, eretico Gli scritti letterari e tutte le lettere raccolti da Zeno Birolli, a cura di Gino Baratta, Francesco Bartoli, Zeno Birolli, Feltrinelli Editore, Milano, 1974, pag. 10. Nel volume il disegno era indicato come Figura di ragazzo col cuore, 1924; essendo stato eseguito su una pagina dell’Album della mostra collettiva che si svolse a Parigi, nel 1924, presso la Closerie des Lilas, il disegno non può evidentemente risalire a prima di quell’anno.
(2) Osvaldo Licini, Natura di un discorso, in Corriere Padano, Ferrara, 9 ottobre 1937.
(3) Osvaldo Licini, Lettera aperta al Milione, Bollettino della Galleria del Milione, Milano (Bollettino n. 39, 19 aprile – 1 maggio 1935), Tipografia “Economica”, Abbiategrasso.
(4) Filippo Tommaso Marinetti, Manifesto tecnico della letteratura futurista, 1912.
(5) “D’ora in avanti la missione di Michele è di far fluire nel mondo sensibile sostanza spirituale. Noi siamo al suo servizio. Noi dobbiamo vincere il drago, il drago che cerca di affermarsi diffondendo le idee che, nell’epoca di Gabriele ormai trascorsa, produssero il materialismo, le idee del tempo passato che aspirano a diventare predominanti nel futuro”: così Rudolf Steiner nella conferenza, a Stoccarda, del 20 maggio 1913 in Verso il mistero del Golgota Dieci conferenze tenute in diverse città dal 1913 al 1914, traduzione di Maria Cianci, Editrice Antroposofica, Milano, Terza edizione italiana, 2018, pag. 76.
(6) Si veda, al riguardo, il mio studio intitolato Castello in aria (con drago e arcobaleno), pubblicato il 31 agosto 2020 tra le notizie di questo sito.
L’opera, che fu in parte modificata da Licini nel 1936 (o successivamente), si può trovare riprodotta anche nel catalogo della mostra a cura di Luca Massimo Barbero Osvaldo Licini Che un vento di follia totale mi sollevi, Collezione Peggy Guggenheim, Venezia, 22 settembre 2018 – 14 gennaio 2019, Marsilio, Venezia, 2018, pagg. 94 – 95.
(7) Osvaldo Licini, Natura di un discorso, cit..
(8) Sull’interesse, da me ipotizzato, di Licini per Sophia (la divina Sapienza) rimando al mio studio intitolato Amalassunta e la parola non detta pubblicato il 21 maggio 2020 tra le notizie di questo sito.